Ricordo la volta in cui decisi di mettermi in contatto con la Croce Rossa, un pomeriggio dello scorso agosto. Eravamo in piena estate, ma non era un’estate come tutte le altre; la pandemia non lasciava spazio ad allegria e divertimento, non dava modo di godere spensieratamente della stagione calda; c’era chi, irresponsabilmente, usciva e frequentava comunque luoghi affollati, e chi, dimostrando prudenza e senso civico, preferiva astenersi dal prendere parte alla movida estiva.
In Italia, come nel resto del globo, era appena trascorso uno dei periodi più bui e drammatici della storia recente e ci sentivamo ancora tremendamente scossi dalle raggelanti scene di morte e disperazione che durante quei primi mesi del famigerato 2020 scorrevano senza sosta sugli schermi dei nostri televisori e dei nostri telefoni cellulari.
Abbiamo vissuto, e purtroppo stiamo tuttora vivendo, una guerra subdola, portatrice di morte e sofferenza, ma non una guerra come tutte le altre. Non vi sono militari armati che combattono sui campi di battaglia, nelle trincee o in mare aperto; adesso i soldati sono coloro che, in virtù delle loro competenze, provvedono a prestare soccorso e cura ai numerosi malati. Sono loro i veri eroi: i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari e, sì, anche gli instancabili volontari della Croce Rossa.
Furono proprio questi ultimi a catturare la mia attenzione, a suscitarmi sentimenti di riconoscenza, ammirazione e un senso di profondo rispetto. Nonostante i rischi incombenti che correvano, loro continuavano a dare la priorità a quel commovente desiderio di aiutare, non cessavano di mettere al primo posto gli altri e i loro bisogni. Non per lustro o per denaro, ma per sincera voglia di fare del bene ad altri esseri umani.
Ciò che, ad uno sguardo superficiale, potrebbe sembrare incoscienza o una sorta di voto al sacrificio, cela in realtà un grande amore per la vita, una forza che spinge a celebrare la vita, dandosi da fare per migliorare il pianeta e l’esistenza di tutti coloro che lo abitano.
Così, affascinata da tanta energia e positività, e avendo già in passato praticato del volontariato, scelsi di iscrivermi al corso base per divenire una volontaria della Croce Rossa Italiana.
Il corso ebbe inizio il primo fine settimana di ottobre e si svolse a San Demetrio Corone, uno dei Comuni di competenza del Comitato Alto Ionio Cosentino. Avremmo seguito due lezioni a settimana, il sabato e la domenica, per circa un mese.
Sin da subito, si instaurò un clima sereno e accogliente. Il Direttore del corso, nonché docente e Presidente di Comitato Salvatore Viteritti, e tutti gli altri docenti si posero nei nostri confronti in maniera affabile e amichevole. Anche all’interno del gruppo dei partecipanti al corso, quasi tutti già legati tra loro da rapporti di amicizia, parentela o conoscenza, si respirò sin dal principio un’aria di complicità e solidarietà.
Durante la prima parte del corso, abbiamo iniziato a conoscere il mondo della Croce Rossa, la storia dell’Associazione, i sette principi su cui si fonda, gli obiettivi strategici da raggiungere entro il 2030, le regole di comportamento disposte dal Codice etico, le norme comprese nel Diritto Internazionale Umanitario, le leggi sulla salute e sicurezza dei volontari. Nel corso delle altre lezioni, abbiamo approfondito l’area sanitaria, inerente agli interventi di soccorso, trattando i più comuni infortuni e, soprattutto, imparando (con le dovute precauzioni anti covid) a porre in atto le tecniche di primo soccorso, come la manovra di Heimlich contro le ostruzioni delle vie aeree, il Basic Life Support, che include l’RCP (Rianimazione CardioPolmonare), e altre tecniche ancora.
È stato molto bello ed umanamente appagante apprendere queste pratiche avvalendosi di insegnamenti chiari ed esaustivi e potendo contare su un gruppo di persone pronte ad aiutarsi e a sostenersi l’un l’altra.
Con l’esame finale, svoltosi il 7 novembre, siamo ufficialmente divenuti volontari della CRI.
In questi primi tre mesi, io e i miei colleghi tirocinanti abbiamo avuto occasione di operare in ambito sociale e socio-sanitario, vivendo in prima persona la gratificazione che si prova nell’essere di aiuto a chi ne ha bisogno.
Mentre i neovolontari sandemetresi offrono quotidiana assistenza ad un loro compaesano, aiutandolo a recarsi in Comune e a fare fisioterapia ed elargendogli affetto e sorrisi, che per lui sono il più importante supporto e la gioia più grande, io mi sono dedicata principalmente a servizi di raccolta alimentare e distribuzione di viveri alle famiglie meno abbienti. Sono rimasta piacevolmente colpita dalla risposta positiva degli abitanti del nostro territorio, che si sono rivelati particolarmente sensibili e attivamente partecipi alla raccolta dei beni di prima necessità.
Riempie il cuore d’orgoglio poter fungere da tramite tra queste belle persone generose ed i nostri conterranei meno agiati, nei cui occhi si può leggere infinita gratitudine nell’istante in cui ricevono dalle nostre mani quel che serve loro per mantenere i bambini, la famiglia e la casa.
Certo, descrivere così le attività in seno alla Croce Rossa fa vibrare le corde della sensibilità; pare tutto molto commovente e caramelloso.
Benché alcune situazioni intensamente toccanti provochino effettivamente nei nostri teneri cuori dei “picchi glicemici”, entrare in Croce Rossa e svolgere servizi in qualità di volontari comporta anche una serie di… “incidenti di percorso”.
Per qualche strana ragione, la cui spiegazione è ancora al vaglio di studi e sperimentazioni, quasi tutti gli appartenenti alla Croce Rossa presentano i sintomi di quella che potremmo definire una “pazzia controllata” e anche chi è mentalmente sano, dal momento in cui fa il suo ingresso nell’Associazione, viene irrimediabilmente contagiato.
È sorprendente quanto ad una professionalità impeccabile e ad un comportamento zelante, corrisponda (quando la situazione lo permette) la manifestazione di un’impulsiva tendenza a combinare simpatici pasticci e a suscitare ilarità e risate a non finire.
Situazione tipo: siamo perfettamente organizzati, mettiamo in moto il mezzo, partiamo; ed ecco, immancabile, l’intoppo: una volta si dimentica qualcosa in sede, un’altra volta si sbaglia strada, e così via, in una perenne “serie di sfortunati eventi”. Addirittura, ad un volontario capitò perfino, nel bel mezzo del servizio, di strapparsi i pantaloni dell’uniforme, proprio all’altezza di quel sacro posto dove non batte mai il sole, tra le inevitabili (ma pur sempre affettuose) beffe da parte dei compagni di squadra.
Insomma, entrare in Croce Rossa garantisce tutto questo: l’opportunità di aiutare il prossimo e di rendere noi stessi delle persone migliori, la possibilità di acquisire conoscenze e competenze via via più avanzate e specialistiche in ambito sociale, sanitario, delle emergenze, ecc… ed infine il vantaggio di trovare persone altruiste, gentili e simpaticamente “matte”, in grado di portare nella nostra vita quella dose indispensabile di gaiezza e di sano trastullo.
Non è casuale, infatti, che, molto spesso, i colleghi volontari della Croce Rossa diventino anche i nostri migliori amici.
Che altro aggiungere? Posso affermare di essere felice di aver intrapreso il mio cammino di volontaria e invito chiunque, specialmente i giovani, a entrare a far parte di questa meravigliosa famiglia.
Marilia Argentino