Gli effetti negativi causati dalla diffusione pandemica del Sars-Cov-2, non hanno coinvolto solo il sistema sanitario, ma anche il sistema economico e sociale del Paese.
Non c’è alcun dubbio, la corsa per rallentare la diffusione del nuovo coronavirus richiede un importante dispendio di risorse ed energie. Di fatto le restrizioni necessarie al contenimento dei contagi, alle quali è seguito il crollo del tasso di occupazione, rappresentano elementi assai destabilizzanti per la società che, in modo concomitante, è messa in pericolo dalla inopinata condizione globale.
Ci troviamo dunque ad affrontare una nuova quotidianità, dove il mondo pare essere difforme e nell’aria si avverte uno stato di incertezza delle cose, di precarietà, dovuto probabilmente alla progressiva perdita del senso di sicurezza che quasi impedisce di porre obiettivi a breve e a lungo termine. Gli scontri e gli episodi di guerriglia urbana, avvenuti negli ultimi mesi in alcune piazze Italiane, rappresentano le manifestazioni più eclatanti dell’inquietudine collettiva.
Le cause di tale condizione sociale non sono imputabili unicamente al coronavirus, il quale ha solo contribuito a far riemergere e ampliare, in modo machiavellico, fragilità latenti della società contemporanea. Una crisi profonda e remota caratterizzata dall’infiacchimento del “noi” inteso puramente come senso di appartenenza alla collettività, a favore dell’ “ego”.
A sostegno di tale affermazione espongo la seguente ed attuale considerazione. Tutti sappiamo che i nostri comportamenti possono avere ripercussioni più o meno importanti sulla salute altrui ma, nonostante la piena coscienza di tale contingenza, stiamo inconsciamente diventando refrattari alla brutalità di fatti riprovevoli che la cronaca, in modo continuo, porta alla nostra attenzione.
La rivalsa del diritto alla libertà, attraverso il rifiuto delle indicazioni sui comportamenti utili a prevenire il contagio, e l’accettazione del caro prezzo in termini di sofferenza e vite umane, ci impone di ribadire il concetto “la mia libertà finisce dove comincia la vostra“’; dunque abbiamo a che fare con una preoccupante distorsione che vede l’egoismo e l’indifferenza mascherati nel concetto di libertà, un fenomeno consolidato nel tempo, a discapito dei soggetti più fragili.
Sintomi clamorosi di tale questione si manifestano attraverso le diseguaglianze sociali, le difficoltà di accesso alle cure, la sterilità degli ammortizzatori sociali, la precarietà del lavoro, la discriminazione, la xenofobia, l’aumento della povertà.
Secondo i dati ISTAT del 2019, ben 1,7 milioni di famiglie vivono in condizioni di povertà assoluta. A voi lettori le ulteriori e innumerevoli considerazioni che possono essere tratte!
L’attuale pandemia deve essere uno stimolo per orientare correttamente il futuro e porre rimedio a una cultura antisociale. Prendere coscienza della realtà attraverso un’attenta analisi delle criticità, è il primo passo da percorrere per rafforzare la morale sociale.
Si dovrebbe smettere di parlare solo di manovre economiche e finanziare, che sicuramente sono essenziali, ma non possono produrre benessere se trascurano alcuni importanti settori e servizi sociali, in primis quello sanitario.
L’organizzazione umanitaria Croce Rossa e Mezza Luna Rossa, fondata sui sentimenti più nobili dell’essere umano, rappresenta un modello esemplare che affianca e supporta le istituzioni a sostegno di tutti, continuando ad operare con un unico obiettivo, il bene comune.
La cultura per il volontariato rappresenta “la cura” drastica di cui abbiamo bisogno, un rimedio incisivo per indirizzare correttamente le nuove generazioni e creare un mondo basato su principi solidi che non possano tremare e cadere nell’incertezza di fronte alle avversità.
Giuseppe Franco